I romani la meringa la chiamano “sputo di monaca”, un tipo di pasta corta “i diti di cardinale” e un altro tipo lungo “gli strozzapreti”.
Non c’è dubbio che secoli di dominio pontificio, abbiano creato un certo senso dissacratorio nell’animo degli abitanti capitolini. Ma è anche un animo che ancora mostra i suoi perché nella storia della città. Sono ancora visibili, infatti, le stanze della tortura nei sotterranei di Castel Sant’Angelo, le celle dove anche Galileo Galilei fu costretto a trascorrere delle notti o anche molte donne tacciate di stregoneria.
Le stesse che venivano bruciate a Campo de’ Fiori, davanti a un folto pubblico che da quella esecuzione dovevano trarre il monito a non andare mai contro le dottrine della Chiesa cristiana. Pena, essere ritenuti colpevoli di eresia e mandati a bruciare, proprio come i peccatori dell’inferno.
A Campo de’ Fiori c’è forse una delle statue più simboliche per tutti coloro che amano e difendono la libertà. E’ quella di Giordano Bruno, il filosofo che per non aver rinnegato la sua dottrina, dopo molti e lunghi processi, fu condannato e arso vivo, proprio in quella stessa piazza.
A Castel Sant’Angelo consigliamo di andarci di giorno, magari conciliando una passeggiata nei giardini che lo circondano, mentre Campo’ de Fiori è divertente la mattina per il suo mercatino o decisamente verso sera per prendere un buon bicchiere di vino come aperitivo.